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    19/11/2015-Bari, allerta terrorismo: stadio blindato per il Trofeo San Nicola

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    Messaggio Da Ospite Gio 19 Nov - 15:30

    19/11/2015-Bari, allerta terrorismo: stadio blindato per il Trofeo San Nicola Polizia2

    BARI - I riflettori sono puntati sul porto, una delle tappe dei trafficanti di umanità ma anche possibile zona da monitorare con estrema attenzione in quanto accesso per i Balcani e il Medio Oriente. Ma in queste ore scandite dall’allarme terrorismo in Europa, i controlli si estendono ad ampio raggio in tutta la città. E’ quanto sta accadendo a Bari, dove ieri mattina in prefettura si è tenuta una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Un vertice con le forze dell’ordine per fare il punto della situazione e predisporre un apparato in grado di fronteggiare qualsiasi minaccia. Soprattutto in coincidenza di determinati eventi, come il torneo in programma martedì prossimo allo stadio San Nicola tra Bari, Milan e Inter.

    La partita è stata inserita tra gli appuntamenti a livello nazionale da tenere sotto massima osservazione. Tanto più che si prevede una grande cornice di pubblico, decine di migliaia di persone accorreranno allo stadio. Ecco perché il triangolare è finito al centro dell’attenzione degli investigatori, così come del resto l’incontro di domenica sempre al San Nicola tra Bari e Livorno. Sugli aspetti tecnici che attengono al piano sicurezza c’è il massimo riserbo, ma di certo è prevista un’intensificazione dei controlli anche lungo le strade di accesso. L’area nei pressi dello stadio sarà quindi monitorata diverse ore prima, con il supporto di pattuglie ed elicotteri.
    Il sindaco Antonio Decaro, che ha partecipato al vertice, spiega che a Bari sussiste il livello di allerta 2 che «significa videosorveglianza, aumento dei controlli, anche dentro la città con posti blocco su alcune arterie particolari o intorno a zone che possono essere ritenute obiettivi sensibili». Giusto un anno fa, nel corso di un vertice sempre a Bari tenutosi in prefettura l’11 ottobre del 2014, il ministro dell’Interno Angelino Alfano si era soffermato proprio sul porto sottolineando i rischi connessi allo scalo pugliese già inserito nel piano sicurezza “Cristoforo Colombo”. «Le nostre analisi, le valutazioni dell’intelligence, quanto viene fuori dalle indagini della magistratura e adesso anche dalle sentenze, ci fanno capire che il porto di Bari può essere una possibile porta di ingresso di aspiranti jihadisti», aveva dichiarato il ministro. Del resto, non è la prima volta che l’area finisce al centro dello scenario internazionale.
    Durante la guerra in Kosovo, nel ‘99, proprio dal porto passarono centinaia di combattenti albanesi dell’Uck in partenza per le zone di guerra e nel piazzale di una delle banchine rimasero per lungo tempo parcheggiati camion militari: i volontari decisi a raggiungere il confine con la Serbia indossavano tute mimetiche e sventolavano i vessilli degli indipendentisti albanesi; l’operazione andò avanti per diversi giorni con il tacito assenso delle autorità italiane e della Nato. Insomma, già in passato il porto di Bari è stato utilizzato come tappa per raggiungere frontiere bollenti. Il rischio adesso è che l’area possa rientrare nella geografia del terrore islamico, e cioé tra le rotte seguite dai foreign fighters che fanno la spola tra Europa e Siria. Per il momento si tratta di un’ipotesi, che però non viene scartata a priori.
    Del resto proprio al porto di Bari furono arrestati due sospetti terroristi: il siriano Bassam Ayachi e il francese Raphael Gendron, il primo all’epoca imam di Bruxelles e l’altro ingegnere convertito all’Islam, bloccati l’11 novembre del 2008 mentre viaggiavano su un camper appena sbarcato da un traghetto proveniente dalla Grecia. A bordo furono trovate pendrive e dvd di propaganda terroristica; l’imam e l’ingegnere finirono in cella, ma furono scagionati al termine di una controversa storia giudiziaria: prima condannati, poi assolti e infine dichiarati nuovamente innocenti dopo che la Cassazione aveva ordinato un processo bis e nonostante una valanga di intercettazioni, conversazioni in cui facevano riferimento a un attentato a Parigi, da compiere «la sera...quando saranno tante persone..». Gendron è poi morto combattendo in Siria, dove si troverebbe anche Ayachi, fotografato mentre imbraccia il kalashnikov.

    Corriere del mezzogiorno

      La data/ora di oggi è Ven 26 Apr - 14:09